La controcultura nell'Italia degli anni settenta

AuthorMatteo Re
ProfessionUniversidad Rey Juan Carlos
Pages79-87

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Introduzione

Gli anni settanta in Italia sono stati un periodo di notevole agitazione sociale, caratterizzati da una parte da una incontrollata violenza diffusa, mentre dall’altra da una quanto mai prolifica corsa alle riforme e alle novità tecnologiche.

In Italia il 68 è nato dalle occupazioni di diverse università italiane tra le quali va sottolineata la presenza dell’ateneo di Trento, di una città collocata all’estremità nord del paese, isolata, che di colpo si fece spazio in quella stagione di lotte che si prolungherà per oltre un anno. A Trento la giunta democristiana aveva aperto la facoltà di sociologia, una disciplina relativamente nuova e che in Italia non si impartiva in nessun’altra università. L’innovazione proposta da un tale indirizzo di studi attirò un elevato numero di studenti verso la capitale di provincia del Trentino. In quegli anni vi studiarono alcuni tra i ragazzi che poi andranno a prendere parte ai principali gruppi terroristi del paese, in special modo le Brigate Rosse, gruppo eversivo di ideologia marxista-leninista1.

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Passato il 68, con anche atti di dura violenza come l’occupazione della facoltà di architettura dell’Università di Roma, arrivò un altro anno problematico e molto delicato, il 69, soprattutto la sua parte finale, l’autunno, che prenderà il nome di "autunno caldo", a causa dei contrasti sorti per il rinnovo del contratto di lavoro di molte categorie di lavoratori, specialmente metalmeccanici e chimici. L’insoddisfazione per una classe politica che, secondo buona parte dell’opinione pubblica, non era in grado di soddisfare le esigenze minime del paese si stava facendo sentire con sempre maggior vigore e virulenza. Le manifestazioni di piazza si saldavano molto spesso con scontri con la polizia, volte tragici como avvenne il 19 novembre quando il poliziotto Antonio Annarumma, figlio di braccianti avellinesi, morì con una sbarra di ferro conficcata nel cranio2. L’anno 1969 si chiuse con un fatto ancora più tragico e uno degli avvenimenti più torbidi della storia della Repubblica italiana: il 12 dicembre, nella banca dell’Agricoltura di Milano, scoppiò una bomba che provocò la morte di 17 persone e il ferimento di tantissime altre. L’attentato in un primo momento si credette fosse opera di gruppi anarchici, ma con il passare dei giorni si scoprì che dietro quelle bombe vi erano individui neofascisti "coperti" da una parte dei servizi segreti italiani, quelli che vennero denominati "servizi segreti deviati".

Il 1970, quindi, non si aprì con un paese in tranquillità. L’Italia si trovava allo sbando e anche l’economia iniziava a perdere colpi in maniera preoccupante, di fatto, a causa della penuria economica, in molte città si proibì, nel bel mezzo della crisi (da dicembre dell’anno 1973 fino a marzo del 1974) di circolare con l’automobile le domeniche per risparmiare in questa maniera la tanto preziosa benzina. I giovani erano sempre più politicizzati e appartenere a un partito piuttosto che a un altro era una caratterizzazione identitaria di primo livello, capace di modificare le relazioni interpersonali: o eri comunista o eri fascista, chi non si schierava aveva la parvenza di vivere nella normalità, però non poteva rimanere estraneo ai continui cortei e atti di violenza provocati dalle due fazioni in costante lotta e dissidio. Le manifestazioni di piazza iniziavano a trasformarsi in veri campi di battaglia dove i due gruppi si fronteggiavano in duri scontri in cui la polizia doveva spesso ricorrere a metodi drastici per placare l’ira dei giovani3. Ma chi erano questi ragazzi?

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Erano in maggior parte appartenenti a famiglie piccolo borghesi, solo una parte molto ridotta era composta da proletari. Quasi tutti erano studenti e appartenevano a gruppi politici extraparlamentari. Da una parte c’erano i comunisti adirati con le direttive del partito, il PCI che consideravano troppo riformista e lontano dalla rivoluzione e perciò si affidavano all’egida di gruppi quali Lotta Continua, Potere Operaio, Avanguardia Operaia; dall’altra c’erano i giovani fascisti del FUAN (Fronte Universitario di Azione Nazionale), in numero decisamente più ridotto rispetto all’ala marxista, però notevolmente agguerriti e preparati al combattimento.

Accanto a questo fenomeno, il paese dovette affrontare una dura lotta contro bande terroriste che nacquero proprio all’inizio degli anni settanta. Il numero di queste cellule eversive è veramente elevato e le sigle sono assai numerose, direi che per chiarezza, e visto il tempo a disposizione, è meglio parlare solamente di Brigate Rosse per quanto riguarda i gruppi di ideologia marxista-leninista, mentre dei Nuclei Armati Rivoluzionari, per la destra neofascista. L’urto netto con lo Stato italiano da parte di ognuna di queste bande terroriste approdò su derive tragicamente cruente, le Brigate Rosse, senza dubbio il gruppo più conosciuto e più tristemente attivo, uccise oltre 80 persona e durante la sua esistenza, che va dal 1970 al 1988, e si resero colpevoli del rapimento e -dopo 55 giorni di prigionia- dell’uccisione del Presidente...

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