Diritto e diritti, prima e dopo l'11.9

AuthorStefano Anastasia
Pages363-370

Questo testo costituisce la rielaborazione della relazione su Stato di diritto e i non-diritti in Europa, tenuta, su invito del Prof. Roberto Bergalli, nel corso delle giornate dedicate a Le politiche criminali nell’Europa del nuovo millennio, organizzate il 12 e 13 dicembre 2002 dall’Università di Barcellona, in collaborazione con l’Osservatorio sul Sistema Penale e i Diritti Umani della medesima università. Una prima versione del testo è stata pubblicata su democrazia e diritto, n.º 4/2001, pp. 122-131.

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Contro ogni previsione, il nuovo secolo si è aperto con interrogativi radicali sulla realtà e sul futuro dello stato di diritto. L’ottantanove, il crollo del blocco e poi del regime sovietico avevano indotto la cultura politica e giuridica liberale a prospettare l’avvento di una età dei diritti (Bobbio 1990), nella quale il superamento della contrapposizione ideologica tra Est e Ovest avrebbe finalmente consentito al modello democratico occidentale di sviluppare tutte le sue potenzialità e di mantenere tutte le sue promesse. A poco più di un decennio di distanza, la scena sembra essere radicalmente mutata. Ne testimoniano il cambiamento tendenze di medio periodo nelle politiche di controllo penale, che solo da alcuni anni si manifestano in tutta la loro evidenza anche in Europa, il precipitare del dibattito pubblico e degli stessi assetti normativi in gran parte dei paesi occidentali (e massimamente negli Stati Uniti d’America) a seguito dell’11 settembre e più in generale la perduta capacità inclusiva del sistema dei diritti e dello stato di diritto.

Da una parte l’espansione quantitativa e qualitativa delle forme del controllo sociale istituzionale e coattivo dà conto dell’incapacità delle reti sociali di mantenere un ragionevole equilibrio tra norma e devianza; dall’altra, il ritorno del paradigma dell’emergenza e del diritto dell’eccezione sembra travolgere la legittimazione dello stato di diritto e del diritto internazionale dei diritti umani; mentre i presupposti universalistici dei diritti fondamentali (Ferrajoli 2001) e quindi dello stato di diritto sono costantemente messi in questione dalla loro ormai programmatica ineffettività.

1. L’espansione del sistema di controllo sociale formale

Seppure su livelli di scala di molto ridotti (il tasso di detenzione medio in Europa si aggira su circa 100 detenuti ogni 100mila abitanti, mentre negli Usa ha raggiunto quota 700), si è ormai consolidata anche in Europa la tendenza alla espansione del sistema penitenziario affermatasi negli Stati Uniti d’America sin dagli anni settanta (Christie 1993; Wacquant 1999). In poco più di dieci anni, sono quasi raddoppiati i tassi di detenzione in gran parte dei paesi europei (Anastasia 2002, p. 23).

Questa tendenza alla espansione del sistema penitenziario tradizionale va peraltro valutata insieme con la contestuale espansione del sistema della esecuzione penale ester-

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na. Negli Stati Uniti come in Europa, infatti, sul territorio viene ormai dirottata una cospicua domanda di controllo penale che non può più trovare risposta (e ospitalità) nelle tradizionali reti degli istituti di pena. Il tasso di detenzione statunitense infatti è al netto dei circa quattro milioni di persone in esecuzione penale esterna (che portano il tasso dei controllati penalmente a più di duemila persone su centomila abitanti); così come, per citare il caso italiano, sommando i detenuti alle persone in esecuzione penale esterna, in dieci anni siamo passati da poco più di 30mila persona penalmente controllate a quasi 100mila (circa 60mila in carcere e 40mila sul territorio) (Anastasia 2002, pp. 15 e 21-22). Si tratta - sia detto per inciso - di un fenomeno di tali proporzioni, da rendere legittimo un interrogativo radicale sulla funzione delle alternative al carcere nell’esecuzione penale: consentendo, appunto, il controllo penale di una quota rilevante di popolazione che non sarebbe altrimenti contenibile nelle tradizionali strutture penitenziarie (e che di fatto, assumendo la stabilità dell’indice di delittuosità, il sistema penale fino a qualche tempo fa semplicemente rinunciava a sanzionare), si tratta ancora di "alternative alla detenzione" o non piuttosto "alternative alla libertà"?

Allargando ulteriormente lo sguardo, non si può dimenticare il fatto che questa espansione del controllo penale è stata accompagnata dal diffondersi di nuove modalità del controllo sociale istituzionale di tipo coattivo, di cui la più rilevante, non solo in Europa, è senz’altro la detenzione amministrativa per gli immigrati senza regolare titolo di soggiorno. Ne risulta un continuum di strumenti di controllo più vasto e articolato di quello riferibile al sistema strettamente penale.

Il grande internamento di questi anni ha una parola d’ordine e alcune figure sociali di riferimento, destinatarie privilegiate di quell’articolato strumentario di controllo a cui abbiamo fugacemente accennato. Si tratta anche in questo caso di una parola d’ordine e di figure sociali che varcano i confini nazionali, producendo esiti analoghi lungo l’asse atlantico Usa-Europa.

La parola d’ordine è quella sicurezza su cui sempre più sembrano giocarsi gli equilibri politici e i destini dei governi nazionali nel mondo occidentale. Come ogni parola d’ordine che si rispetti, quella della sicurezza interpreta un sentimento diffuso, gli offre una risposta simbolica e, ciò facendo, ne semplifica la complessità, traducendosi in slogan che si vorrebbe in sé rassicurante. Dietro di essa vi è un mare di opzioni politiche e alternative radicali (Baratta 2001), ma per poter accedere ad esse, per potersi confrontare su di esse, come a un posto di blocco in terre di confine, bisogna conoscere e pronunciare la parola d’ordine richiesta.

Migranti, tossici e minori sono i fantasmi e i motori del grande imprigionamento. La penologia attuariale insegna a selezionare i soggetti a rischio di devianza come destinatari delle politiche di controllo (Feeley-Simon 1994; De Giorgi 2000). Nel tramonto di ogni finalismo penalistico, il controllo penale attuariale mutua dalla scienza assicurativa i criteri per l’individuazione dei fattori di rischio e vi applica...

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